Costi nell’ombra Rendiconti tardivi e poco cristallini

Costi nell’ombra Rendiconti tardivi e poco cristallini


A dispetto delle indicazioni della Mifid2, dell’Esma e della Consob banche e intermediari non sempre stanno adottando sistemi
univoci e chiari per informare i loro clienti delle spese sostenute.

La trasparenza non è tutto, ma è già qualcosa e non è sempre così scontata. La Mifid2 ha insistito molto
sulla disdosure dei costi alla clientela da parte degli intermediari finanziari. Proprio per fare il punto della situazione, Plus 24 dedica questa inchiesta di copertina al tema dei costi.

In particolare alla notifica ex post, ovvero di quelli effettivamente addebitati agli investitori.
Una ricognizione che assume particolare importanza per i report relativi a un anno, quello passato, che
sicuramente non è stato esaltante dal punto di vista dei risultati. Questa ricognizione avviene agli inizi di maggio, perché a fine aprile era previsto un termine di riferimento per
la consegna di questa documentazione. Procediamo con ordine.
Con l’ultimo intervento sul tema nel febbraio del 2022 l’Esma aveva lanciato un’azione di vigilanza comune con le autorità nazionali sull’applicazione delle regole di divulgazione dei costi e degli oneri della Mifid 2 in tutta l’Unione europea.

La richiesta dell’Esma era di verificare che le informazioni siano fornite ai clienti in modo tempestivo; che siano corrette, chiare e non fuorvianti;


si basino su dati accurati che riflettano tutti i costi e gli oneri espliciti e impliciti; e indichino adeguatamente gli incentivi. In Italia però la Consob aveva dato già un richiamo d’attenzione nel 2019, all’indomani dell’entrata in vigore della nuova Mifid e a metà del 2020 la stessa Consob aveva diffuso una raccomandazione che aveva dettato le
modalità per la disclosure dei costi.
La stessa raccomandazione aveva fissato anche una data di riferimento per l’invio di questa rendicontazione, ovvero il 3o aprile. L’idea era quella di indicare un termine ragionevole perché gli intermediari si organizzassero per la raccolta delle
informazioni, ma allo stesso tempo non andasse troppo in là rispetto alla chiusura dell’esercizio a cui si riferiscono i rendiconti.
Da quanto emerge dalla ricognizione di Plus24 rispetto alle modalità di rendicontazione adottate dalle banche, un rispetto a macchia dileopardo.

Quello che invece emerge più chiaramente è una estrema varietà di approcci utilizzati, che non sempre sono funzionali a una immediata comprensione delle posizioni dei clienti.
Come si può rilevare dalle risposte date dagli intermediari (si veda la tabella in pagina) alcuni effettivamente hanno dato l’informazione entro la data prevista.

Altri stanno concludendo in questi giorni, qualche altro spiega che le informazioni sono arrivate praticamente a tutti i clienti.


LA CONSOB AVEVA CHIESTO INFORMAZIONI STANDARDIZZATE.

Per altri l’invio è previsto più in là nel tempo. In qualche caso si va praticamente in estate, quando i clienti sono normalmente un po’ distratti.
Quanto alle modalità, Consob aveva raccomandato chele indicazioni fossero fornite o con un documento “stand alone”, che dovrebbe essere “fisicamente distinto” da altri documenti, oppure, se all’interno di un “pacchetto” di contenuto più ampio, dovrebbero essere evidenziate in maniera ben individuabile. Dalle risposte ricevute relativamente alla modalità di invio emerge che le due possibilità sono state entrambe utilizzate.

Ovvero si è inviato un documento a sé stante, oppure con una sezione evidenziata insieme al rendiconto finanziario per qualcuno dell’anno precedente,
per qualche altro del primo trimestre dell’anno in corso. Nella quasi totalità dei casi, inoltre, la rendicontazione dei costi viene “farcita” con una fotografia del portafoglio del cliente, l’analisi dei mercati, la valutazione di adeguatezza degli investimenti e non solo. Tante cose n cui le informazioni sui costi possono perdersi.
Molta più “fantasia” invece sulle scelte della denominazione del documento, dove non pare che ci sia un caso uguale all’altro. In qualche caso è indicato anche il termine “incentivi” nella denominazione, che non è una cattiva idea.
Anche quando il documento è contenuto all’interno delle rendicontazioni periodiche (primo trimestre 2023), a volte viene segnalato che viene indicato immediatamente dopo il frontespizio delle sezioni di riferimento, come richiesto da Consob. Però sono molti i casi in cui il documento viene messo semplicemente a disposizione del cliente sul sito.

Il numero di quanti poi vanno a vedere concretamente la propria situazione sul sito è un dato difficile da reperire.

Tuttavia da quanto risulta da conversazioni informali, il numero è molto ridotto, tanto da fare sembrare questa modalità più un nascondimento che una disclosure.
Molto significativo è il fatto del numero di pagine di cui si compone il documento si va da una fino a venti. Nel caso di documenti più lunghi il riepilogo dei costi a volte è riportato subito dopo il frontespizio, a volte invece dopo una ricognizione dell’andamento economico del periodo o altri dati.

Questa pratica sembra meno conforme rispetto alle indicazioni date dalla Consob sulla immediata percezione dei costi. Un aspetto molto importante è quello della modalità, cartacea o digitale di comunicazione. C’è chi sceglie la doppia via, a seconda della scelta o delle indicazioni del cliente.



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